Intervista apparsa su Donna Moderna 2014

Eccomi qui a raccontare la storia di una mamma speciale, creativa e sognatrice che ha trasformato la sua passione in un vero e proprio lavoro.

Ciao Paola, innanzitutto ti faccio mille complimenti e ti do il benvenuto a TuttoperlaMamma.it Vuoi raccontarci il percorso che ti ha portata a crearti questo lavoro?

Beh, il viaggio è stato veramente molto difficile, lungo, tortuoso e soprattutto in salita…durante gli studi di giurisprudenza nella splendida cornice che è stata Milano, mi trovo, proprio di fronte a casa (strano in una città dove la gente arriva a fare anche un’ora di metropolitana per arrivare sul luogo di lavoro) un negozio, un piccolo negozietto che ricalcava esattamente la tipologia di attività che avrei desiderato svolgere nella mia vita.

Un sogno che hai sempre avuto?

Si. Questo sogno rimbombava nella mia testa da quando avevo circa 5 o 6 anni.

Difficile da esprimere?

Strano vero?…eppure le cose non accadono per caso nella vita…ho anche sempre pensato che gli accadimenti in un certo qual modo ci scelgono e volutamente ci colpiscono. Che bello – ho pensato !Da subito ho provato a chiedere una collaborazione, volevo assolutamente entrare a lavorare in quel negozio. E proprio in quel negozietto, di fronte a casa, a Milano, è iniziato, assieme ai primi esami di giurisprudenza, il mio percorso artistico e culturale, nel mondo che oggi rappresenta la mia fonte di energia pura!

Cosa fai esattamente?

Creo allestimenti e decorazioni personalizzati, ad hoc per la committenza che me li richiede.

Ad un certo punto ti sei laureata e poi?

Si. Dopo anni di gavetta ed esperienza, purtroppo era giunto il momento dell’abbandono di città, lavoro e negozietto. Mi ero laureata in giurisprudenza con una tesi molto all’avanguardia e competitiva per quel periodo : il mobbing ed i danni correlati! Ciò che trionfa nel mio cuore, ora, non è più l’essermi laureata, perché bene sapevo di non amare nemmeno un pochino quella materia. No, la giurisprudenza non fa proprio per me! Arrivata a Bolzano, la mia città natale, dove ad oggi vive ancora la mia famiglia, mi trovo spronata, anche se contro voglia, ad adempiere a delle aspettative non mie, altrui: genitori, fidanzato e la normale logica di cui gode una città piccola. Mi iscrivo al praticantato che porta, dopo due anni, all’esame di avvocato, sollecitata da chi nel frattempo, da fidanzato era diventato marito.

Tanti cambiamenti! Ti sentivi realizzata?

Il mio pensiero volava sempre al mio piccolo negozietto dei sogni, invece la realtà mi portava seduta dietro alla scrivania di uno studio legale.

La mia esistenza di giorno in giorno mi portava ad un senso di malessere personale sempre più devastante. La frustrazione faceva da padrona alla mia vita ed ai miei pensieri. Non ero più io,  non mi sentivo più io!

Dopo aver lamentato questo mio forte senso di disagio, sempre più profondo nel mio cuore, per una materia che mai sarebbe potuta appartenere ai miei istinti, introduco un nuovo argomento: mi piacerebbe studiare interni o scenografia .

Naturalmente la notizia non ha portato alcun tipo di euforia od emozione nella vita delle persone che mi circondavano.

Insisto. Nessuno mi da retta. Poco a poco le coliche intestinali mi portano a dolori insopportabili. La tensione sale, le mie idee prendono sempre più forma, divengono chiare e ai miei occhi scontate.

Devo fare assolutamente questo viaggio a Milano in cerca di una scuola di arredo e scenografia.

La trovo. Mi iscrivo. La frequento. Mi piace. Sono felice.

Inizia il tuo viaggio nella maternità: ci racconti un po’ come è stato?

Dopo un anno, arriva nella mia vita Tosca, la mia primogenita. Mi divido tra il ruolo di mamma, di moglie e gli studi.

Arriva dopo pochissimo la mia secondogenita Greta.

Le cose si fanno pesanti. Nonostante tutti gli impegni ottempero ad ogni mio dovere.

Sono felice, ma un’ altra volta con molto moltissimo dispiacere mi ritrovo a dover lasciare quella città che tanto amo: Milano.

A Bolzano non mi trovo più. Non mi piace. Ma sono moglie e mamma.

Continuo a pensare e ripensare ad un negozietto piccolo piccolo per poter mettere a frutto ciò che il mio estro e la mia eccentricità mi stimolavano a fare.

Arriva Nicole l’ultima principessina che chiude con perfezione l’anello delle mie maternità. Splendido. Con Nicole l’impulso di realizzarmi è più forte che mai, raggiungo l’esaltazione totale per il mio dovere di realizzarmi.

“me lo devo” !

Immagino che ti sarai messa subito all’opera per realizzare i tuoi sogni, o sbaglio?

Verissimo. Trovo in men che non si dica, su suggerimento di un’amica carissima, un posticino che sembrava proprio aspettare me. Quel negozietto di 18 mq mi sorrideva.

Chiedo e richiedo, quel piccolo posticino mi emanava vibrazioni fortissime.

In una piovosa e fredda mattina di aprile, assieme alla mia piccola Nicole, parlo con il proprietario, disquisiamo, trattiamo: il negozio è mio.

Lo comunico a fatto compiuto, assumendomi ogni tipo di responsabilità e critica. Sono felice, felicissima, ma nello stesso momento invasa anche da un fortissimo senso di paura per molteplici situazioni che si sarebbero prospettate: 3 bimbe piccole, un marito non d’ accordo, genitori timorosi per il rischio accollatomi.

Nella mia paura mi sento forte, fortissima della mia scelta.

Cerco in brevissimo tempo di capire come devo sistemarlo, per far si che quel piccolo castello  potesse diventare incantato, non solo per me, ma anche per il pubblico.

Quando il proprietario mi dà la chiavi in mano, un brivido mi ha percorso il corpo, dai capelli alle sommità più basse del mio corpo. La forza di quell’emozione è stata uguale a quella provata per ognuna delle mie maternità. Folgorante. Tutti i giorni ci passavo davanti, a quel negozietto. Ogni passaggio era uno studio. Una sensazione. Un progetto. Una gioia. Una realizzazione.

La magia non tarda a venire. Devo emozionare. Lo creo riproducendo una scatola regalo.

E’ fatta! Tutto nella mia mente è chiarissimo. Vedo quel negozio già finito.

Bellissimo.

Ma come hai fatto a mettere in piedi il negozio? L’hai fatto tutto da sola?

E’ stato massacrante costruirlo. Lo ho decorato con a seguito le mie tre stupende bambine. Non potrò mai dimenticare come si divertivano loro all’interno di quelle vetrine ancora coperte da carta da pacco per far sì che non trapelasse nulla all’esterno. Niki, buona buonissima nel passeggino, Greta dal basso che incitava Tosca, sull’ultimo piolo della scala, di fronte a me, a lanciare il secchio di colore che utilizzavo per scrivere sui muri ! Che belle fotografie. Che intimità. Che solitudine. Una fatica ed uno sforzo immane, “decorato” dal simpatico ed ingenuo vivere delle mie bambine tra un’ allattamento ed una risata.

Tutto è finito. Tutto è pronto. Una cosa però ancora manca: il mio coraggio.

Dopo un paio di settimane che passavo davanti al mio negozio finito ma chiuso mi impossesso del mio carattere e, quindi, del mio coraggio.

Una sera ad orario molto tardo esco furtivamente di casa.

Vado al negozio. “Scarto” le vetrine.

Apro: “Decor Chic – il laboratorio delle idee – “ !

Sono felicissima. Tutto è stato come pensavo. Le cose e tutti i problemi si sono risolti strada facendo.

Bene, adesso ormai la strada il più è fatto, o no?

Beh, ora la cosa più dura è stata fare i conti con la realtà. Le amiche non sono più passate. Le conoscenti hanno preso questa attività come un dolce far nulla. Ho imparato a ignorare le cattiverie, a schivare i colpi bassi e farmi travolgere dalle mie emozioni che supportano al massimo il mio lavoro.

Mi sono indurita. Tutto va proprio come deve andare. Talvolta la stanchezza troneggia, la gioia e la felicità la mitigano molto.

Ogni tanto mi soffermo, penso che dopo gli studi di giurisprudenza, a seguire quelli di interni, un matrimonio, tre figlie, una grande famiglia, un negozio creato dal nulla, mi volto e penso che ho appena 40 anni .

Mi sento forte, grande ed appassionata a tutto ciò che mi ha permesso di arrivare a questo.

Una cosa è certa: ora posso vantarmi di poter dire “che i sogni si realizzano” per davvero.

By |2019-05-21T20:17:29+02:00Maggio 21st, 2019|Stampa|0 Comments